Bruno Zoni

Spirito libero, artista senza etichettature Bruno Zoni è stato segnato dalle stigmate del Po, sulle cui rive è nato un secolo fa (Coltaro 26 dicembre 1911), in quella terra ovattata d’inverno da una raggelante coltre nebbiosa e arsa d’estate da un’afa che toglie il respiro.

Terra dura, concreta, difficile ma anche densa di suggestioni che baluginano tra lo scorrere lento del fiume e il silenzio incantato dei pioppi.

Immagini, fantasie che si sono radicate dentro Bruno Zoni, tra i meandri della sua sensibilissima anima.

Trasferitosi a Parma bambino con la famiglia, ha studiato all’Istituto d’arte Paolo Toschi e successivamente si è diplomato in scenografia all’Accademia di Brera, studiando contemporaneamente composizione musicale.

A 27 anni è stato ammesso alla Quadriennale nazionale di Roma con "L’Appennino dopo la pioggia" col sole che evidenzia l’architettura semplice delle umili case, la terra arata inscurita mentre il verde ha vellutate luminosità.

Per lui si stava profilando una brillante carriera con la chiamata in cattedra a Brera, condizionata però all’iscrizione al partito fascista.

Ma Bruno non ha voluto legarsi ad alcun carro né politico né artistico e così si è ritrovato ad insegnare in provincia di Piacenza.

Questo non gli ha impedito di partecipare alle discussioni che animavano la pittura italiana con la nascita del gruppo di Corrente, che rifiutava i richiami celebrativi imperiali per un rapporto più intimo con la realtà quotidiana, che per Zoni significava il Po.

E le "Vedute del Po", risalenti al ’45, hanno segnato per lui una svolta in quanto cambia la tavolozza, che si fa più limpida, priva di risonanze tonali novecentesche. Nello stesso anno ha sposato Angiolina Gandini (dal matrimonio sono nati Lina e Antonello) e ha iniziato ad insegnare a Parma.

L’immediato dopoguerra ha offerto la possibilità di conoscere quanto era avvenuto all’estero: c’è voglia di sperimentare ma c’è anche chi esalta il realismo come impegno sociale.

Zoni ha partecipato al dibattito senza rinunciare alla propria personalità, alle proprie idee che volevano il contenuto subordinato alla forma. I suoi paesaggi hanno assunto strutture più marcate, quasi post-cubiste e tra i soggetti sono entrati le fabbriche e i cantieri.

Nel 1950 è stato invitato alla XXX Biennale di Venezia. Bruno Zoni è deceduto nel 1986, sulla soglia dei 75 anni."

 

testo tratto da: http://www.pierpaolomendogni.it/pdf/Zoni.pdf

 

vedere anche: http://www.riccioddi.it/biografia_artisti/00470