FERRARI LORENZO

Sissa 1750 c.-Parma 25 luglio 1830

Pittore e modellatore, figlio di Paolo e fratello di Pietro Melchiorre.

Fu scolaro di Paolo Ferrari all’Accademia di Ferrara, dove vinse premi (nudo, disegno di composizione, bassorilievo) negli anni 1771, 1774 e 1775.

Nel Carnevale del 1775 fu retribuito per aver dipinto un cavallo per i balli di un’opera (Archivio di Stato Parma, Teatri e Spettacoli borbonici, b. 4).

Studiò in seguito l’arte del modellare con Lorenzo Gujard e fu premiato nel 1779.

Fece il disegno preparatorio per un’incisione da un quadro di Sebastiano Ricci (la Comunione di Santa Lucia, nella chiesa omonima a Ferrara) inciso dal Patrini.

Si diede a coltivare con assiduità anche la musica, per cui il 18 agosto 1775 venne nominato nella Reale Orchestra con un soldo annuo di 3000 lire, portate a 4000 con decreto dell’11 novembre 1776.

Nel 1791 era fluta in proprietà del Reale Concerto di Parma e nel 1804 meritò di essere annoverato tra i professori del Regio Concerto di Parma in qualità di flauto traversiere, col rispettivo soldo.

Come musicista, ebbe tra i suoi allievi il Cavallero.

Conobbe la geometria e la meccanica e aggiunse ed eseguì vari pezzi per il flauto traversiere, procurandogli così quell’estensione di voce di cui manca.

Eseguì delle sfere armillari di ottone e dei mappamondi di nuovo meccanismo che riscossero gli elogi e gli applausi dei dotti e degli artisti.

Conobbe pure la gnomonica e realizzò moltissimi orologi solari, tutti assai ingegnosi ed esatti: modello di precisione e di bellezza fu l’orologio da lui eseguito nel cortile della casa del conte Bianchi.

Dopo la morte del duca Ferdinando di Borbone (1802) il Ferrari si recò a Casalmaggiore presso il conte Favagrossa, che gli fornì vitto e alloggio, coll’obbligo di esercitare ora l’uno ora l’altro dei suoi tanti talenti.

Nel 1820 fu di nuovo a Parma e, nonostante l’età avanzata, ancora in piena attività.

Secondo Bertoluzzi, il Ferrari fu abilissimo nel gioco del biliardo.

Un anno prima della morte, il Ferrari realizzò una delle sue opere più importanti: l’orologio solare e le meridiane a tempo vero e a tempo medio sulla torre dell’orologio nella Piazza Grande di Parma.

L’idea di realizzare una meridiana nella Piazza Grande di Parma non ebbe un particolare scopo utilitaristico, ma soddisfece l’esigenza di decorare uno spazio vuoto della torre con un soggetto di significato scientifico suscitatore di meravigliato stupore nella popolazione, già interessata e sensibile ai problemi della tecnica e della meccanica.

Non va dimenticato che l’orologio solare suscitò anche l’interesse di Maria Luigia d’Austria, che ne incoraggiò la costruzione nonostante il difficile momento politico e le gravi difficoltà in cui versava il suo Ducato sotto la pressione dei moti insurrezionali.

La torre, costruita su progetto dell’ingegnere Giuseppe Barattini (1673, ripristinata nel 1709), venne rimaneggiata in più parti (1760) da Ennemondo Petitot, che aprì una profonda nicchia sull’asse del sottoportico per collocarvi la possente statua della Vergine modellata (1762) da Gianbattista Boudard. Ai lati di questa fu successivamente disegnata la meridiana, perfettamente orientata a mezzogiorno, suddivisa in tre parti secondo il progetto del Ferrari.

La sua prima esperienza relativa alla messa in opera di un orologio solare, il Ferrari ebbe modo di attuarla a Sissa nella grande lunetta che sovrasta l’oratorio detto del Crocefisso, nella piazza principale del paese.

La meridiana a tempo vero con le suddivisioni delle ore in numeri romani dipinti in nero su fondo azzurro rimase a scandire il tempo a Sissa per circa un secolo e mezzo, sino a quando, con arbitraria e sprovveduta decisione, si decise di cancellarla per sempre (1930) insieme al nome del suo esecutore.

Ma il frutto dei suoi pazienti studi e la valorizzazione dei suoi meriti il Ferrari riuscì a coglierli e a metterli in luce a Parma, dove trovò l’ambiente adatto per esercitare la sua arte, sino a essere prescelto, come detto, per progettare la più importante meridiana della città.

Compiuto con abilità e diligente esattezza il suo lavoro, il Ferrari non dimenticò di suggellarlo, come ancora si può vedere, con la data che coronava la sua lunga fatica (23 dicembre 1829): una data che assume il significato di testamento trattandosi dell’ultima prestazione impegnativa e di prestigio condotta a termine dal Ferrari, che morì sette mesi dopo.

Il Ferrari inventò e costruì (1828) un cronometro che fu acquistato da Maria Luigia d’Austria e poi collocato nella camera d’ingresso dell’Accademia di Belle Arti di Parma.

FONTI E BIBL.: U. Thieme-F. Becker, XI, 1915; Bertoluzzi, Cenni intorno ad artisti parmigiani, 1820, 315; G.B. Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani, 1877, 169; Parma Economica 12 1971, 30-31; P. Bettoli, I nostri fasti, 75; Archivio di Stato di Parma, Teatri, n. 2, dal 1802 al 1806; Ruolo dei provigionati dal 1766; Calendario di Corte per l’anno 1791, 193; Archivio Storico Teatro Regio, Carteggi; Stocchi, 30; N. Pelicelli, Musica in Parma, 1936, 266; Dizionario Bolaffi pittori, IV, 1973, 395; Gazzetta di Parma 20 aprile 1985, 3; G. Capelli, Sissa, 1996, 98-99.