Mauro adorni

Il personaggio: MAURO ADORNI

 

Chiamiamolo il capocomico della DIAlETTALE SISSESE

 

 “Io aiutavo a montare le scene, mi davo da fare nei lavori esterni, ma non avevo mai pensato di recitare. Accettai di fare la parte di un tappezziere. Eravamo a Suzzara, nel teatro della Ditta OM. La mia unica battuta era: “Sono venuto per le misure”. Entrai e la gente si mise a ridere subito, senza che parlassi. Dissi la battuta e mi avvicinai alla finestra. Anche se non era in copione, feci finta di cadere e poi iniziai a zoppicare. Improvvisai. Ci fu una specie di boato!”. Era il 1968.

Da allora MAURO non ha più smesso di salire sul palcoscenico, di far ridere e di recitare a soggetto. È capace di stare parecchi minuti immobile, in silenzio; la gente ride lo stesso. Quella maschera surreale che è la sua faccia parla per lui.

“Per due anni le commedie ce le ha fornite la Famìja Pramzana. Poi non sapevamo più dove trovarne e allora mi sono detto: “Le scrivo io”. Non l’avevo mai fatto, ma mi venivano fuori così, come il fiato. In dialetto. Ne ho scritto più di trenta”.

 

È nato a Sissa nel 1941. La sua era una famiglia di fornai. Anche lui ha imparato il mestiere e lo ha fatto fino a trent’anni. Poi ha cominciato l’attività di posatore. Un lavoro pesante, ma allora redditizio. Oggi è in pensione da tempo, anche se prima di andarci manifestava “paura di non saper più cosa fare”. Mica male per uno che recita e scrive commedie, poesie e racconti: quando parla delle sue passioni, il teatro, i versi, dice “di non aver mai abbastanza tempo per fare tutto quello che ha in mente”. Ma la sua penna viaggia con facilità.

“A scuola mi rimproveravano perché parlavo in dialetto, ma a me veniva naturale; era la mia lingua, il modo migliore per esprimermi”. Come ora. Con il dialetto riesce a far ridere e anche commuovere: è la voce dolce e amara della “Bassa” tranquilla e laboriosa tra le spire strette e talora vor ticose, rabbiose del Taro e le morbide, ampie anse del Po, il Grande Italico Fiume.

Il Po, il “suo Po”! Quello dei ricordi, quello di una volta! “Andär adré Po” era il gioco preferito dei ragazzi della “Bassa”. Anche il suo. “Ci sono andato anche il giorno dell’esame di terza media. Avevo paura, non mi sono presentato a scuola e me’ mädra la m’é cursa adré!”.

Il fiume allora era limpido, era il mare di tutti e non costava niente. Quelli di Sissa ci andavano il sabato e la domenica nei mesi estivi. Tra i giovani bagnanti nascevano amicizie e amori. Anche MAURO ha conosciuto la donna della sua vita sulla spiaggia. E una volta sposato si è stabilito “d’ad là da l’äcqua”, a Torricella del Pizzo.

Ma “prima ad màtar la testa a pòst”, come si usa dire, MAURO era un tipo, diciamo, “piuttosto vivace”. Era sempre in pista, con gli amici naturalmente.

“Gli ultimi anni ’50 sono stati bellissimi! Era il momento del passaggio da “senza soldi” a “con un po’ di soldi in tasca”. Con duecento lire si andava al ‘Ducale’ a Parma a vedere l’avanspettacolo e subito dopo al cinema. Quando a Sissa arrivavano le giostre, facevamo l’abbonamento: con cinquecento lire si stava sull’autopista tutta la sera. C’era uno di noi che aveva la moto con dietro un carrettino. Ci caricava in quattro o cinque e si andava in giro. Una volta eravamo andati a ballare. Nel piazzale davanti al locale facevamo i furbi girando in tondo: ad un certo punto “al caràt al s’é ingalunà e al s’ha bütà töt föra par tèra!”.

Altra epoca. Da allora sono cambiati i tempi, sono cambiate le persone. Anche il fiume non è più lo stesso. È come se la gente e l’acqua si fossero ammalate contemporaneamente in un comune destino.

“È stato intorno alla metà degli anni ‘60 che è iniziato l’inquinamento del Po. Al 1965 è legato il ricordo della tromba d’aria tremenda che aveva distrutto buona parte di Torricella. Quel pomeriggio di domenica 4 Luglio eravamo al fiume. C’era un vento che sollevava la sabbia e ci eravamo riparati con le salviette. Siamo ritornati in macchina mentre iniziava il tornado. Passavamo in mezzo al paese e vedevamo le tegole volare, la macchina dondolava. Siamo riusciti ad oltrepassare la zona più colpita appena in tempo: i tetti e i muri di tante case erano crollati, gli alberi sradicati. Un disastro”.

 

Storie di fiume. Storie di acqua e di terra, quasi sempre divertenti, ma a volte amare, malinconiche e poetiche come i tramonti d’autunno lungo le rive. Storie vissute, oppure storie che MAURO ha solo sentito narrare, ma che nei suoi racconti o nelle sue poesie e persino nelle sue commedie srotolano senza sosta facce, personaggi di paese, scene di vita del passato, scene tradizionali, figlie della nostra terra; perché la sua missione è “mantenere viva la memoria, ricordare, anche divertendo, da dove veniamo, come eravamo e perché oggi siamo così”.

Mauro Adorni e la sua  

MINESTRON BAND IN CONCERTO

 SABATO 22 DICEMBRE 2012  alle 21

PRESSO LA SALA DEL CINEMA-TEATRO SISSA 

(pro AISM)