San Quirico

Questo villaggio agricolo è posto sulla destra del Taro, a 41 slm, ha subito, nel corso dei secoli, varie alterazioni a causa delle esondazioni del Taro e della Parma.

Abbraccia, ancora oggi, una lunga fascia di terra (un tempo prevalentemente coltivata a riso, così come menziona il Molossi "vi è una risaia della estensione di ect. 6.14.91"), ed è ravvivata da robusti caseggiati per lo più colonici e di vecchia data.

La menzione più remota del luogo comunque si trova in una pergamena dell'ottobre 933 alloché il diacono Azone e Vicedomino della Chiesa di Parma diede a livello ad Ingeltruda e a Giovanni e Pietro di lei figli, i beni posseduti dalla Chiesa, "in vado Quirici".

Anche la Contessa Ferlinda nella sua donazione ai canonici di Parma il 6 Settembre dell'anno 1000 fa menzione del luogo perché in esso come in tanti altri, possedeva dei beni.

Da ricordare, nella frazione, è l'antico palazzo della "Baronessa".

Il fiume Taro, che scorre nelle immediate vicinanze dell'abitato di San Quirico offre la possibilità di pesca con la bilancio e con l'amo; famosa specialmente in passato la pesca delle cheppie, il pesce dei poveri, provvidenziale durante gli anni dell'ultima guerra.

fonte: 

Enzo Giuffredi, Cronache di Trecasali e del suo territorio edizione 1997