COLTARO

Come tutte le località rivierasche, Coltaro ha legato la sua origine ed il suo destino ai corsi d’acqua che quasi nel lambiscono lo spazio urbano, dove tante tenaci generazioni hanno saputo vivere e lottare contro le ricorrenti esondazioni, sempre a stento domate e non di rado vinte con il sacrificio di vite umane. Il centro abitato, compreso ora nella zona posta tra il Canale Marchetto, il Cavo Comune, il Po e il Fosso Milanino, visse in tempi antichi come isola, ma per l’avvidendarsi di mutazioni fluviali venne infine a incunearsi nel luogo dove il Taro confluisce nel Po.

Per questo l’originaria denominazione di Capo Taro si trasformò nel tempo in quella abbreviata di Coltaro.

La prima notizia di questo Villaggio si ha in un placito di Ottone III del 5 Aprile 989 al Vescovo di Parma Sigifredo II.

Successivamente del 1195, l’imperatore Enrico IV, figlio di Federico Barbarossa, confermò al Vescovo di Parma i diritti e i privilegi della Chiesa di Parma “et in aliis terris in Coltro, in Sissa, in Pizo e in Palasone”. Negli anni successivi le vicende di Coltaro furono strettamente legate a quelle di Sissa.

Lo spirito difensivo dei rivieraschi, insidiati dalla continua minaccia delle piene, è già documentato nel XV secolo, quando, per intercessione dei monaci Benedettini di Sanguigna, il Governatore di Parma concede il beneficio delle “Comunaglie” agli abitanti che avevano innalzato con sacrifici personali alcune opere difensive della loro vasta Corte, serialmente minacciata dalle acque del Po. Il termine “Comunaglie” indica le aree alluvionali soggette, per la solo ubicazione, alle esondazioni dei torrenti e dei fiumi.

In riconoscimento dello spirito di sacrificio dimostrato, i Coltaresi ottennero in godimento perpetuo le terre golenali fronteggianti il fiume. Tracce delle assegnazioni di terre alluvionali si hanno in una mappa del 1588. Una ordinanza dello Stato Parmense del 1715 stabilì che le terre, che fossero in seguito venute a formarsi, dovevano appartenere agli abitanti del luogo.

Con decreto del 30 Settembre 1820 la Duchessa Maria Luigia stabili le norme per la suddivisione di dette terre alluvionali. Il termine “Comunaglie” di etimo antico e di struttura remotissima, si pensa che derivi da “terrae comunaliae”, come si riscontra della dizione prevalente usata nei vecchi statuti ed atti della comunità degli abitanti dell’Italia nord-occidentale e centrale.

Le “Comunaglie” di Coltaro sono costituite quasi totalmente e provengono da alluvioni o da ballottino formati dal Po lungo o di fronte al territorio di Coltaro.

 

Di meritevole interesse l'attività sociale della Comunalia che offre servizi alla comunità, esempio lampante l'impegno profuso per l'acquisto dell'ambulatorio per il medico condotto. 

 

 

 

 

(I Articolo) 

"Noi Maria Luigia principessa imperiale e arciduchessa d'Austria, volendo esaudire le preci degli abitanti della Villa di Coltaro abbiamo determinato che le comunaglie possono essere divise tra gli abitanti di quel comunello che ivi abbian casa propria ed in essa faccian fuoco, od antichi originari d’esso Comunello, che hanno per infortunio perduto la casa »

 

Altri articoli stabiliscono che ogni famiglia poteva godere di una sola comunalia, che chi lasciava il paese perdeva il diritto all’usufrutto e che chi avesse perso, a causa dell’alluvione il proprio pezzo di terreno, avrebbe avuto successivamente il primo appezzamento nuovamente formatosi o resosi libero. Vi era inoltre regolato il diritto alla successione.

Giovanni Carnovali detto Il Piccio
Giovanni Carnovali detto Il Piccio

 

«Coltaro, nella bassa parmense è forse l’unico paese sulle rive del Po che vada d’accordo con il grande fiume: non ci sono mai state invasioni di terre demaniali né liti per un palmo di terra che la corrente ha tolto da un campo e depositato in un altro: è un paese quieto e felice questo, dove i disoccupati non esistono e tutti gli abitanti sono piccoli proprietari. È una storia lunga e curiosa quella che vuole Coltaro, oasi serena e sorridente in una pianura in cui miseria e disoccupazione hanno steso la loro ombra sinistra.

Questa storia me l’ha raccontata un vecchio contadino di Coltaro mentre camminavamo per una specie di immensa fattoria. Il sole dopo aver indugiato sull’orizzonte, cadeva dietro alle cime dei salici e intorno c’era una grande quiete: da tempo avevamo superato l’argine vecchio del Po ma il suo corso lento e maestoso ancora non si scorgeva: soltanto piccoli acquitrini incontravamo pieni di canne macere e lievi conce di limo secco e screpolato e distese di campicelli circondati da un fossato: e l’uomo intanto mi spiegava come tutto il benessere e la serenità del suo paese consistessero in quelle strisce sottili in cui si allineavano filari di esili pioppi.

Tutta questa terra - diceva l’uomo – le ha portate il fiume. Sono alcune centinaia di ettari che hanno coperto il letto antico del Po che adesso scorre laggiù dietro quel bosco di salici. Questo spiazzo di terra, deposto dal fiume, non è del demanio, né del Genio Civile, né dei proprietari frontisti: è nostro ce l’ha regalato Maria Luigia e noi ce lo siamo divisi in parti uguali secondo la sua volontà e anche lo Stato si è inchinato davanti a queste vecchie leggi.

Siamo in 218 famiglie a Coltaro e ogni famiglia possiede un ettaro e 347 metri quadrati di terra»

(Goldoni Luca, Giornale dell'Emilia, 1950) 

Lungo la strada che conduce a Torricella si può ammirare il parco fluviale “Boschi Maria Luigia”, situato appunto in questa area golenale. Ha una superficie di circa 40.000 mq. e rappresentata il tipico esempio dell’ambiente fluviale padano.

Tra le varie strutture segnaliamo: una piscina, la realizzazione di un’ampia zona verde adibita a parco, spazio per attività di campeggio, ampio parcheggio, un ampio locale adibito a bar-ristoro con relativi servizi, un approdo galleggiante per grossi battelli fluviali e la presenza di un argano con relativa gru per alaggio scafi.