PALASONE

Sorto sulla sponda destra del fiume Taro, con case sparse nell’aperta campagna, è stato anticamente un centro di notevole rilievo storico per le sue attinenze con San Secondo. Il nome della Villa è derivato dalla Corte eretta per amministrare la giustizia in nome di cui dominava questo territorio.

L’antica corte di Palasone, comprendente in origine anche il nucleo di San Secondo, verosimilmente scaturì da un presidio militare longobardo, successivamente evolutosi in forme economiche stabili, pur rimanendo sottoposto al dominio eminente del Re.

In questo modo si spiega come, dopo la conquista franca, la proprietà facesse parte della corona carolingia, restando, sin verso la metà del IX secolo, il centro economico più vasto ed il perno giuridico-politico di tutto il territorio. Per lungo tempo Palasone fu oggetto di scambio da parte dei dominatori di turno, che alternativamente ne entrarono in possesso mediante permute e compravendite, che sottolineano il predominio di scoperti interessi del potere ecclesiastico. Anticamente il villaggio di Palasone era difeso da una rocca murata e merlata di cui non rimane traccia, dopo l’atterramento subito negli albori del XV secolo. Infatti il paese, entrato in possesso dei Terzi, fu assalito e devastato dai Rossi nel 1404, per poi passare, nel 1440, a far parte del territorio del Comune di Parma, ma per poco. Sullo scorcio dello stesso anno fu dalla ducal casa di Milano dato in feudo a Beltramino e Gherardino, figli di Matteo Terzi.

Col passare del tempo, fu feudo della casa Simonetta di Castelbarco, i cui discendenti tennero il feudo fino alla sua soppressione nel 1805.

L’organizzazione urbana, che definisce l’impianto originario degli insediamenti antichi, di cui rimangono scarse tracce, si svolge intorno al campanile, baricentro dell’agglomerato residenziale costituito dalle antiche e nuove abitazioni.

La Chiesa di San Lorenzo è la prima chiesa sorta in questo territorio, è infatti ricordata in una pergamena del 25 marzo 999 “ubi nominatur Palazione vel pro eis territoriis quod est ad ipsam Curtem et Capellam pertinentibus”. Un altro cenno è in una pergamena datata 6 Settembre 1000. Da questi due antichissimi documenti si apprende che antica è l’origine di questa chiesa, che era intitolata al martire di San Lorenzo.

La chiesa attuale fu iniziata nel 1622, ma non pochi furono in seguito gli interventi di restauro e ristrutturazione. L’edificio presenta una planimetria rettangolare, dove l’unica navata è affacciata da cappelle disposte in linea su entrambi i fianchi. L’ampia facciata a due ordini incorpora il timpano triangolare, dotato di pinnacoli, spezzato al centro, in corrispondenza delle sottostanti aperture: finestrone e ingresso principale. Nella parte centrale sono ancora ben conservati elementi ispirati a modelli sei-settecenteschi. Lateralmente si nota, ben evidenziato dal colore, l’accoppiamento delle lesene e l’aggetto delle cornici. Il campanile di foggia più recente è trasformato in altezza da coppie di bifore con arco a tutto sesto.

 

Castelli dell'Emilia-Romagna: Censimento e schedatura - Castellum Palasioni

La “spalla cruda” di … Palasone Sissa

Una curiosa locazione fu stipulata tra i canonici e alcuni uomini della bassa l’11 febbraio 1170 per terreni siti in Palasone a base di polli, focace, galline, uova, spalle, birocci di legna, vino ecc.: <tercium vini de quidam vinea Palacionis> (*)
(*) Orig.Arch. Cap. Sec. XII n. CXI; Drei G. : op. cit. Vol. III, pagina 310 – 312 dal volume “Itinerari turistici della Provincia di Parma” di Enrico Dall’Olio.

 

Già allora si produceva durante la stagione invernale, con grande maestria dei norcini, la spalla cruda, sublime salume a lunga stagionatura (15 mesi ed oltre) ottenuta dalla lavorazione delle carni di quei maiali pesanti, ben ingrassati durante l’annata (220-230 Kg. ed oltre).
Abbiamo conservato questa grande tradizione e le spalle vengono ancora sapientemente stagionate nelle vecchie e buie cantine delle case coloniche dove lì, uomini esperti, si tramandano i segreti di generazione in generazione e con l’aiuto delle nebbie che ci avvolgono per parecchi mesi all’anno si crea quel particolare microclima che trasforma le carni in salume … così speciale.

Così secondo antiche tradizioni secolari e segreti mai carpiti che si tramandano di padre in figlio, è qui che sulle sponde di due corsi d’acqua dissimili ed insidiosi, il TARO ed il PO, i maestri norcini plasmano i capolavori della salumeria italiana della Bassa Parmense.
Gli ingredienti per la produzione di Culatelli di Zibello, Spalla cruda di Palasone Sissa, salami, cotechini, strolghini, coppe, ciccioli, ecc. sono:
- le fitte nebbie che gravano sul territorio per parecchi mesi all’anno e che garantiscono quell’umidità e quel microclima che crea salumi inconfondibili per il gusto ed aroma;
le vecchie e buie cantine delle case coloniche;
- la maestria dei norcini;
i maiali ben ingrassati, secondo tecniche di allevamento collaudato da secoli di esperienza.