Il Taro (Tär in dialetto parmigiano) è un fiume dell'Emilia-Romagna, affluente di destra del Po, che con un corso lungo 126 km scorre interamente nella Provincia di Parma

 Il Taro nasce dall'Appennino Ligure, da una sorgente collocata a circa 1300 m di quota all'interno della fitta faggeta che ricopre le pendici meridionali del Monte Penna, poco sopra a Santa Maria del Taro. Il primissimo tratto è caratterizzato da una serie di suggestive cascatelle che terminano, poche centinaia di metri a valle della polla sorgentizia, in un laghetto artificiale (Diga di Santa Maria del Taro)

bagna i centri di Bedonia, di Borgo Val di Taro, Albareto. Nel suo corso nella media valle riceve le acque di altri torrenti di una certa importanza, il Manubiola e il Grontone a destra e il Mozzola a sinistra Scorrendo in un letto sempre più ampio, il fiume giunge poi a Fornovo di Taro ricevendo le acque del T. Sporzana proveniente dalla zona di Terenzo a destra, per raddoppiare poi di dimensioni e portata grazie alla confluenza da sinistra del Ceno, suo fiume gemello nonché principale tributario, anch'esso proveniente dal monte Penna. Da questo punto in poi il fiume diviene assai ampio raggiungendo in alcuni punti il Km di larghezza e diramandosi in svariati bracci minori.

Placa il suo impeto restringendo il proprio letto e bagnando con corso meandriforme i centri di Viarolo, Trecasali, San Secondo Parmense e Sissa, per terminare la sua corsa sfociando da destra nel Po nelle vicinanze di Gramignazzo.

Il corso di pianura del fiume è mutato più volte nei secoli a causa di alluvioni e disalveamenti, in passato, infatti, la foce del Taro risultava essere decisamente più a est in località Coltaro, come il toponimo lascia facilmente intendere (Caput Tari) . Il paleoalveo principale si distacca dall'attuale corso virando con corso meandriforme verso Bellena per poi ricollegarsi alle ampie quanto ben visibili anse di località Sabbioni e Castell'Aicardi. Da qui il corso proseguiva per località Corticelli, passava praticamente dentro l'abitato attuale di San Secondo finendo con l'intersecare ad angolo retto il corso attivo del fiume in località Copezzato di San Secondo, dirigendosi infine in direzione Coltaro passando ad est di Sissa L'unità compresa fra località Sabbioni e San Secondo viene denominata "Paleoalveo dei Tari Morti", toponimo tuttora presente nel nome del canale che ne drena le acque piovane chiamato Canalazzo dei Tari Morti. Talvolta, quando in presenza delle piene del fiume importanti del Taro vengono chiuse le paratoie sul Canalazzo, impedendone il deflusso, le acque del Canale esondano nel paleoalveo facendo rivivere, seppur per breve tempo, l'antico corso fluviale con il suo inconfondibile percorso meandreggiante.

 Eventi di piena storici con effetti alluvionali

2 Novembre 1839 A causa di una piena eccezionale, il Taro causò molteplici rotte arginali in destra nella zona del suo basso corso e, complice la contemporanea esondazione del T. Parma in sinistra, e della successiva rotta della chiavica di Sanguigna in Po vennero allagati circa 70 km2 compresi l'abitato di Sissa, di Trecasali, Coltaro, in particolare a Sissa le acque raggiunsero 1.5 m di altezza e i 4 metri a Coltaro. Non si ha notizia di rotte o allagamenti in sinistra idraulica del taro

8-9 Novembre 1982 In seguito a intense precipitazione avvenute nel bacino imbrifero, il fiume Taro entrò in piena spazzando via alcuni ponti nel tratto montano, alcune arcate del ponte di Fornovo, un tratto del ponte ferroviario della linea Milano-Bologna a Pontetaro e causando gravi lesioni al Ponte di San Secondo. Nel contempo alcune brecce in destra all'altezza degli abitati di Ronco Campo Canneto e Viarolo causò l'inondazione di circa 50 km2 di territorio, le acque defluirono in Po a Coltaro pattraverso alcuni paleoalvei del fiume stesso. In sinistra una breccia creatasi in un canale in prossimità della confluenza con il fiume provocò l'allagamento della frazione Copezzato di San Secondo. L'altezza idrometrica raggiunta dalle acque al ponte di San Secondo fu di m. 14.65.

 

Storia

La valle del Taro è abitata sin dai tempi antichi da popolazioni di ceppo ligure, come numerosi toponimi lasciano chiaramente intendere, tali popolazioni furono poi assoggettate dai romani non senza difficoltà nel I secolo aC che tuttavia non integrarono mai la valle nella loro rete stradale principale preferendo seguire altre direttrici.

Dopo la caduta dell'Impero Romano e le successive guerre gotiche si manifestò un progressivo spopolamento della valle, mentre la successiva calata dei Longobardi invertì la tendenza: la valle divenne un passaggio importante attraverso gli Appennini. Era essa infatti percorsa dalla via Francigena, che conduceva aRoma i pellegrini e viaggiatori del nord-Europa e dalla Via deli Abati che collegava l'Abbazia di Bobbio a Pontremoli.

Sul Taro si sono svolte anche alcune battaglie, la più importante è nota come la Battaglia di Fornovo che si svolse il 6 luglio 1495 nell'ambito della Prima guerra Italiana, sempre a Fornovo si ricorda la Battaglia della Sacca di Fornovo uno degli ultimi fatti d'arme della guerra di liberazione italiana svoltasi fra il 24 e il 29 aprile 1945. La Val Taro fu anche sede per un breve lasso di tempo di una repubblica partigiana nel 1944.

Il fiume ha dato anche il nome al Taro, dipartimento creato in Italia e annesso alla Francia da Napoleone nel 1808 in sostituzione del Ducato di Parma. Durò solo sei anni. Nel 1814 infatti, con l'abdicazione di Bonaparte il Congresso di Vienna ripristinò il ducato affidandone il governo a Maria Luisa (Luigia) d'Austria d'Asburgo Lorena, seconda moglie di Napoleone.

Beppe Gualazzini: Tre uomini in po meglio tacer del cane
Beppe Gualazzini: Tre uomini in po meglio tacer del cane

,,,, In un paese qualsiasi ci avrebbero dato degli imbecilli e la cosa sarebbe morta lì. Ma Sissa è uno straordinario paese che nei secoli si è sviluppato attorno a un’antica Rocca, aprendosi con prudenza, petalo su petalo,una rosa ancora sotto rugiada. E. a circondare le due piazze il giardino dei cento alberi,ogni albero ha il nome d’un caduto delle due grandi guerre, ci sono lunghi filari di case attaccate muro a muro le une alle altre e i borghi sono solchi tanto stretti che da finestra a finestra la gente si tocca col fiato. Accade che i fatti tuoi non sono mai tuoi , e se fai l’imbecille tu, un sissese, è come se lo facessero tutti i sissesi. Così anche la faccenda della zattera.

 

... Con ciò ora da Sissa non pretendete troppo. Ci fu anche chi mise in gioco i suoi organi più preziosi scommettendo che, al momento di partire, ce la saremmo fatta sotto tutti....

 

...Così si scelse un punto a metà strada, subito giù dall’argine di Borgonovo. Lì, sotto la casetta rosa dell’ultimo traghettatore di Taro, c’era un minuscolo porticciolo. Quando la zattera fosse stata in condizione di galleggiare, navigando sei chilometri di Taro saremmo arrivati in Po....”