VILLA TAGLIAFERRI ora SCROLLAVEZZA

 

Chi passa dalla provinciale Parma-Cremona nota sicuramente, nei pressi di Ronco Campo Canneto, due importanti pilastri che sostenevano un cancello chiuso e quando l’occhio corre più avanti vede un oratorio e una villa seminascosta dal parco che la circonda.

È una delle “dimore storiche” del nostro territorio il cui ultimo proprietario è stato il liutaio Renato Scrollavezza, che se ne è andato nell’ottobre del 2019 all’età di 92 anni; a lui hanno reso omaggio tante persone a cui il Maestro ha insegnato l’arte della liuteria citandolo come “uno dei più grandi liutai di oggi”.

Ho potuto visitare la villa grazie alla disponibilità della figlia Elisa, che mi ha dato le notizie storiche che riguardano l’edificio. L’interno, sapientemente restaurato è la testimonianza dell’amore di Scrollavezza per il suo lavoro e per la musica: vi si respira un’aria di compostezza, eleganza e laboriosità.

 

 

NOTIZIE STORICHE

La villa è comunemente chiamata "Villa Tagliaferri" dal nome della famiglia che la ebbe in proprietà dalla metà del XVII secolo. In particolare, secondo il testo del Gambara (Le ville Parmensi, Parma 1966), la famiglia si sarebbe insediata in Ronco Campo Canneto nella metà del '600 e Cosimo Tagliaferri (1613- 1670) fu nominato Conte di Ronco Campo Canneto, essendo allora regnante nel Ducato di Parma la famiglia Farnese.

Nel suo testo erroneamente il Gambara sostiene che fu lo stesso Cosimo a farla edificare lasciandola poi incompiuta, ma da ricerche effettuate presso l'archivio di Stato di Parma, risulta infatti che in un disegno di Smeraldo Smeraldi databile tra il 1580 e il 1600 la villa era già esistente.

 

 

Possiamo ritenere che l'impianto della villa a pianta perfettamente quadrata con uno sviluppo planimetrico che rispetta in modo preciso due assi di simmetria perpendicolari in direzione nord-sud ed est-ovest sia di concezione più tardo cinquecentesca che tardo seicentesca.

La villa si presenta con due scaloni simmetrici sui lati sud e nord che danno accesso ai due loggiati a tre archi leggeri con pilastri a base quadrata. L'altezza delle volte a padiglione nelle stanze al piano nobile sono diverse: il salone centrale più alto testimonia che l'edificio è nato da un progetto, da un disegno, da un’unica impostazione creativa senza alcuna volontà di aggiungere un piano ulteriore come sosteneva il Gambara.

Nella stessa proprietà si erge l'Oratorio di San Lorenzo di epoca successiva. Di impianto settecentesco reca in facciata la data del 1762. È di semplice concezione a unica navata, abside semicircolare e copertura lignea oggi completamente ricostruita dopo il crollo degli anni '90.

 

La proprietà fu acquistata nel 1986 da Renato Scrollavezza che la salvò dall'essere depredata e dall'incuria occupandosi di un completo restauro conservativo.